Cerchiamo un passo lento, un passo attento.

Progetto di educazione all'aperto, Outdoor Education.

Rallentare per vivere relazioni significative con la natura e con gli animali.

Con le attività BIBLIOASINO e NARRA-RAGLIO promuoviamo incontri di avvicinamento all'asino, alla lettura, alla narrazione, e ai servizi bibliotecari in compagnia dell'asino Serafino e dei suoi amici asini.

LABORATORI di lettura, scrittura ed esperenziali "Costruiamo l'asino marionetta", "Poesie per un asino"

ONODIDATTICA incontri per "stare" con l'asino, per imparare a prendersi cura di lui e di noi.

PASSEGGIATE nella natura

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ASINO CHE LEGGE di Luca Ferrieri

ASINO CHE LEGGE
di Luca Ferrieri

Per Lucia Pignatelli, bibliotecaria a dorso d’asino

1 Prima hanno detto che gli animali non hanno anima: basta guardare negli occhi un animale (a vostra scelta) per capire che se l’anima ce l’abbiamo noi, che a volte ce ne dimentichiamo, ce l’hanno anche loro, che non se ne dimenticano mai.

2 Poi hanno detto che gli animali non parlano, solo perché non capiamo la loro lingua, e quando dobbiamo rivolgerci a loro siamo come degli analfabeti costretti a farsi capire a muggiti, noi che non sappiamo neanche muggire come si deve.

3 Allora hanno detto che gli animali non sentono, o non soffrono, o se sentono e soffrono naturalmente lo fanno in modo diverso da noi, razza eletta del creato. E poi che non pensano e/o non hanno coscienza morale. Detto da parte di chi: ha inventato e pianificato la bomba atomica, la shoah, il razzismo, la sedia elettrica, il mattatoio, lo scempio del pianeta eccetera eccetera.

4 Infine non è rimasta che la lettura. E qui non ci piove. Quella umana sembra l’unica specie che legge, che ha saputo inventare quest’arte sublime dello scambio e dell’arricchimento, l’unico arricchimento che per arricchire uno non rapina nel frattempo qualcun altro. E che ha saputo costruire il supporto, uno dei supporti, che finora l’ha resa possibile: il libro. Il gesto di leggere è il gesto umano per eccellenza: naturalmente quando gli uomini non sono occupati a comandare, imprecare, produrre, fare guerre o devastare il mondo. Ah, perché gli uomini non sono sempre come quando leggono!, diceva Rilke.

5 Eppure… non ne sono più tanto sicuro. Ma prima di dirvi perché, se pensiamo che gli animali non sappiano leggere, forse siamo noi che non abbiamo ancora imparato
bene a farlo, voglio provare a dirvi che cosa fanno gli animali per la nostra lettura.

6 Per propiziarcela: si acciambellano, accanto a noi che leggiamo, vigilano con un respiro regolare e un occhio semiaperto affinché la nostra lettura sia la più tranquilla e protetta, degna di quel padrone del creato che crediamo di essere. La cullano, la solleticano con il ronzio delle fusa. Dormono, magari? Lo fanno per noi: cosa c’è di meglio che leggere nel sonno delle creature, nell’animale riposo che ritempra e fantastica e permette di sognare il domani?

7 Per insegnarcela (nel senso spagnolo di mostrarcela). La lettura è una questione di posizioni, come suggerisce la posturologia di Perec. L’arte di accucciarsi con un libro si può raggiungere solo dopo anni di osservazione del nostro cane, così come il piacere di acciambellarsi, o di stirarsi pigramente lungo la cinquantina di pagine che mancano per finire il libro (no, no, non lo voglio finire!, non lo voglio finire mai!) possono solo venire da una lunga convivenza col nostro gatto.

8 Per guadagnarcela. Perché, forse pensavate che anche questo ben-di-dio della lettura ci fosse dovuto, fosse il meritato guiderdone della nostra superiorità di specie? Eh no, le cose non stanno così. La lettura dobbiamo conquistarcela, a colpi di leggeri spostamenti della massa pelosa che occupa il divano al nostro fianco. Dobbiamo dirgli, a quell’animale: amico mio, ti ho dato una buona zuppa, un tetto e una cuccia calda, un gioco e una corsa per il tuo galoppo da cucciolo. Ora ascolta anche tu questo tempo che viene per leggere, che scivola su un pomeriggio festivo come la nebbia che si arriccia intorno alla casa e cade in sonno.

9 Se non avete mai provato a leggere con una mano abbandonata sulla schiena vibratile di un gatto, con un cane ai piedi, con lo sciabordio di un acquario sulla libreria, uno stridio di gabbiani sullo sfondo, il lento ruminare di un erbivoro che cala il bolo delle lettere nel cervello digerente, per citare solo alcuni degli animali che ci fanno compagnia nella lettura, beh, forse, non sapete che cosa veramente sia leggere.

10 Scelgo ancora per un istante la posizione felina solo per maggiore conoscenza di causa, e non me ne vogliano gli altri animali (No, loro non me ne vogliono, loro vogliono e basta, questa è un’altra delle differenze con noi). “Sarà perché il giorno in cui sono nato, c’era un gatto che aspettava dall’altro lato della porta”. Il gatto non è stato celebrato per caso da miriadi di poeti e di letterati e di lettori, ma perché è amico della scienza e della voluttà, cioè della lettura. Il gatto è l’animale che è capace di entrare e uscire dal visibile all’invisibile e viceversa senza la minima difficoltà, senza fare il minimo rumore. E dio sa quanto abbiamo bisogno di questa gattaiola per leggere e saper leggere.

11 Ma gli asini? Li abbiamo legati alla lettura solo attraverso il cantilenante epiteto infantile di “asino chi legge”, rivolto a chi ormai ha già letto (la frase, la scritta offensiva) e non può farci più niente. Vorrebbe essere un doppio insulto: all’asino e a chi legge, e invece è un elogio involontario di quelle orecchie lunghe che hanno messo più di una volta alla berlina la civiltà degli abbecedari e delle lavagne.

12 L’asino che legge infatti appare nei Capricci di Goya o nel ritratto del “pazzo dei libri” di Dürer come la bocca della verità o come la satira di una cultura libresca che più si riempie e si imbroda di citazioni erudite e di pregiate edizioni, e meno è capace di leggere la realtà. La pazienza e la umiltà dell’asino insegnano vedere il mondo dal basso in alto e poi a metterlo sottosopra: quando si dice che la lettura non serve a nulla.

13 E gli asini sono stati, all’insaputa generale, come si addice a degli asini che fanno le cose senza vantarsene a destra e a manca, tra i più fedeli compagni di lettura proprio dei bibliotecari. In America Latina sono molto diffusi i biblioburros: biblioteche viaggianti a dorso d’asino che fanno il giro di villaggi e paesi per offrire il servizio di prestito librario alla popolazione delle zone rurali. E nell’isola di Santorini, in Grecia, la libreria Atlantis Books organizza ogni anno l’Asino dei libri per portare libri nelle scuole. Non si tratta di forme arretrate ma di una diversificazione del servizio bibliotecario che cerca la strada di un radicamento capillare sommando e moltiplicando l’impatto delle biblioteche digitali, dei biblioburros e rincones de lectura (noi li chiameremmo: angoli del tappeto) nei quartieri delle metropoli e nei paesi di campagna.

14 Ma per legare veramente l’asino alla lettura bisogna prima slegarlo, in modo che quello della lettura non sia il palo intorno a cui l’animale deve fare la ruota. Ossia, occorre essere certi che l’aiuto che questo animale ci può dare per la promozione della lettura non rappresenti un altro capitolo, solo un poco più nobile, nella lunga e triste storia dello sfruttamento del lavoro animale da parte dell’uomo. Dobbiamo diffondere la lettura con gli animali; ma quel “con” deve essere un vero complemento di compagnia e non il solito complemento di mezzo. Naturalmente gli animali possono dare del lavoro in cambio del cibo, del tetto e dell’affetto che l’uomo dà loro, ma deve trattarsi di un patto alla luce del sole e soggetto a tutte le variabili di un patto tra liberi animali, compresa quella di essere infranto. Vorrà dire che se un giorno il nostro asino è di cattivo umore la biblioteca viaggiante non aprirà i battenti? Vorrà dire anche questo, sì, vorrà dire che dovremo andare a canossa dall’asino, che dovremo sciogliere il cardo della promozione nella allegra gola di un somarello.

15 La lettura a dorso d’asino è una lettura lenta, distillata, paziente. Dobbiamo apprendere quest’arte di leggere (slow reading) fondata su ritmi naturali, sugli archetipi del sole, del sale, dei sassi. Dobbiamo arrampicarci sulle nostre letture perché il passo in salita, lo zoccolo che fa da contrappeso alla gravità, sono strumenti per non rotolare lungo il piano inclinato delle mode e delle letture obbligate.

16 Così alla fine posso tentare di rispondere anche alla domanda che ho lasciato in sospeso all’inizio. In un modo dubitativo e scontroso, forse più simile a un raglio che a un discorso, sì, sospetto che gli animali leggano. O almeno che lo sappiano fare. Ma che forse non vogliano farcelo sapere. E soprattutto vedere. Che ci vogliano lasciare, come in tante altre cose, la boria di essere i primi, i più bravi, gli unici.

17 Se la lettura è, e deve tornare ad essere, un atto naturale come respirare, crescere, nutrirsi, perché, infatti, gli animali dovrebbero esserne privi? Come potremmo chiamare altrimenti la loro capacità di interpretare i segni della terra e del cielo, di dare un senso a un’orma, un odore, un sussulto; a una mano ruvida, a una dolce zolletta; di godere di un concerto ascendente di bollicine; di cogliere la sfumatura di un gesto, di uno sguardo, di una parola non detta, magari nemmeno pensata? E se questo non leggi di che legger suoli?

18 La lettura, infatti, non è solo una competenza alfabetica, ma è l’arte e la com-passione di dare senso e corpo a ciò che ci circonda, ci fa vivere e morire. Se la intendiamo così, ci accorgeremo che non solo gli animali leggono, ma ci leggono. “Noi siamo decifrati dagli uccelli / tra i loro vecchi punti di vento / come avessero un orecchio / un’eredità nell’aria / come ricevessero memorie / da un fondo universale /siamo i loro piantonati / articolati a terra / in fragili fusti di carne / un loro punto di vista”. Siamo un punto di vista degli uccelli, che ci leggono dal cielo, così come le balene ci leggono da sotto le chiglie, e chissà cosa pensano dei nostri movimenti goffi, totalmente incapaci di leggere l’acqua, dei nostri arti filiformi e feroci, che non conoscono il tepore soffice del grasso.

19 Nei miei anni di disordinate letture mi sono convinto che è ora di deporre il darwinismo sociale (per cui vincono sempre i più adatti e i più egoisti) a favore di un
kropotkinismo animale: dobbiamo la nostra esistenza al mutuo aiuto e non sopravvivremo senza l’ambiente o contro il vivente. Per questo non possiamo non dirci animali.

20 Ben letto, dunque, fratello asino!

Fonti e crediti
Ci sono alcuni riferimenti letterari o semplicemente alcune assonanze nelle parole che ho scritto. I lettori saputi – ma non saputelli! – avranno riconosciuto qui e là l’eco di qualcosa di già letto. Per i lettori curiosi (sempre i migliori), ecco le citazioni in chiaro, ossia le fonti bibliografiche. Perché gli uomini non sono sempre come quando leggono se lo chiedeva Rilke in I Quaderni di Malte Laurids Brigge. Autoritratto del poeta giovane, Bari, De Donato, 1966, p. 31. La posturologia di lettura di Perec la trovate ora in Pensare/classificare, Milano, Rizzoli, 1989, p. 97-113. L’eco della nebbia che si arriccia intorno alla casa e cade in sonno viene dal Canto d’amore di J. Alfred Prufrock di THOMAS STEARNS ELIOT, Opere 1904-1939, Milano, Bompiani, 1992, pp. 276-285. “Il gatto entra e esce dal visibile all’invisibile e viceversa senza la minima difficoltà, senza fare il minimo rumore” è un’intuizione di ÁLVARO POMBO, Dove le donne, Torino, Einaudi, 2000, p. 96. “Il giorno in cui sono nato, c’era un gatto che aspettava dall’altro lato della porta”: lo racconta OSVALDO SORIANO, Metti un gatto nel romanzo, “La Repubblica”, 26(2001), 3-7-2001. “Amici della scienza e della voluttà” sono i gatti della poesia di Baudelaire a loro dedicata (CHARLES BAUDELAIRE, Poesie e prose, Milano, Mondadori, 1973). Molte sono le raffigurazioni dell’asino nei Capricci di Goya (ad esempio nelle tavole 24-37-38-39-40-41-42-63). Nella tavola 39 compare un “asino che legge”, come critica alle classificazioni umane, e più sotto il commento del maestro dice: “Povero animale, i genealogisti l’hanno fatto impazzire e non è il solo!”. Nella Nave dei folli, scritta nel 1494 (SEBASTIAN BRANT, La nave dei folli, Milano, Spirali, 2002), il “pazzo dei libri” è il bibliomane seppellito da libri e l’incisione di Dürer lo raffigura con orecchie d’asino. La libreria Atlantis Book è citata in un articolo di MARIA TERESA CARBONE, Asini in libreria, “Il Manifesto”, 2006), 7-1-2006. Di biblioburros parla, tra gli altri, ALBERTO MANGUEL, in La biblioteca de noche, Madrid, Alianza Editorial, 2007, p. 302 e segg. “E se questo non leggi di che legger suoli” ricalca naturalmente il verso dantesco “e se non piangi, di che pianger suoli” nell’episodio del conte Ugolino, canto XXXIII dell’Inferno. “Noi siamo decifrati dagli uccelli…” sono versi inediti di MICHELE CACCAMO, e li ho letti su Facebook. In video, su youtube: . Che cosa pensano le balene
degli uomini è raccontato magistralmente da ANTONIO TABUCCHI, Donna di Porto Pim, Palermo, Sellerio, 1988, a p. 89-90. Secondo TIZIANO SCARPA, in La vita, non il mondo, Roma-Bari, Laterza, 2010, p. 39, il ragno che si cala dal soffitto proprio accanto alla sua testa mentre scrive alla scrivania, srotolando un tubo “che per noi equivarrebbe a secernere un cavo di mezzo chilometro”, lo fa per leggere il nuovo libro dello scrittore nella fase aurorale della creazione: “contento, ragnetto?”. Ma sì, certo, anche se una tela di ragno è una lettura ben più impegnativa per un umano. Darwin è Darwin, e c’è poco da citare; PETR ALEXEEVIC KROPOTKIN invece non lo ricorda più nessuno: è un filosofo anarchico e ha scritto tra le altre cose Il mutuo appoggio, Roma, Salerno, 1987. “Per questo non possiamo non dirci animali” richiama il titolo del recente PAOLO CARUSO, Perché non possiamo non dirci animali, Venezia, Marsilio, 2009. La chiusa ricorda la famosa lettera di Rosa Luxemburg sulla sofferenza di un bufalo nel carcere dove ella stessa era prigioniera: “Oh, mio povero bufalo, mio povero, amato fratello, noi due stiamo qui impotenti e muti e siamo uniti solo nel dolore, nell’impotenza, nella nostalgia” (ROSA LUXEMBURG, Lettere 1893-1919, a cura di L. Basso e G. Bonacchi, Roma, Editori Riuniti, 1979, p. 231 e segg. Sull’argomento si veda anche ROSA LUXEMBURG, Un po’ di compassione, Milano, Adelphi, 2007). E qui si strizza l’occhio anche al “ben scavato, vecchia talpa” di KARL MARX, in Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, Roma, Editori Riuniti, 1964. Per saperne di più di asini e lettura consiglio anche L’asino che cura. Prospettive di onoterapia, a cura di Patrizia Reinger Cantiello, Roma, Carocci, 2009; EUGENIO MILONIS, Un asino per amico. Onoterapia ovvero attività assistita con l’asino, Milano, Lupetti, 2004; e il film Asino chi legge di Pietro Reggiani (1997, prodotto da Antonio Ciano per la Nuvola Film). Sul significato simbolico dell’asino (e del suo parente selvaggio, l’onagro) si veda: FRANCO CARDINI, L’Asino, “Abstracta”, 1987, pp. 46-53. Molte iniziative sono nate, anche nelle biblioteche, intorno al mondo degli asini e alla loro amicizia: per citare solo le più recenti (di cui sono a conoscenza) ecco “Scopri l’asino che è in te” e “Asino chi legge”, organizzate dalla Biblioteca Ceretti di Verbania rispettivamente il 24 e il 26 giugno 2010 nell’ambito della manifestazione “Lago Maggiore LetterAltura”.